Si è svolto nello scorso fine settimana il trekking fotografico organizzato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO. Obiettivo aperto sulla grande bellezza delle Dolomiti Patrimonio Mondiale per coglierne il valore estetico, reso ancora più sorprendente dalla prima neve, ma anche per affermare l’esigenza di un nuovo approccio alla montagna.
La Fondazione Dolomiti UNESCO, nell’ambito degli ‘Incontri d’Alt(r)a Quota’, ha accompagnato alcuni fotografi dall’Alpe di Siusi al rifugio Alpe di Tires Tierser Alpl, dove sono stati accolti dai gestori Judith Aichner e Stefan Perathoner, per poi proseguire fino alla Cima di Terrarossa, da dove hanno potuto cogliere le luci e i colori del tramonto tra il Catinaccio e lo Sciliar. Dopo una sessione dedicata all’alba, i partecipanti hanno raggiunto il passo Molignon per poi scendere verso la Val Ciamin, fino al rifugio Bergamo Grasleitenhütte dove hanno incontrato i gestori Margot Federer e Hansjörg Resch.
A svelare i segreti degli scatti in ambiente dolomitico, il fotografo agordino Moreno Geremetta che, donando alcune sue foto per promuovere il valore paesaggistico e geologico del Patrimonio Mondiale, è divenuto socio sostenitore della Fondazione Dolomiti UNESCO: «Al di là delle immagini che cerchiamo di catturare, dobbiamo sapere dove ci troviamo e chiederci se conosciamo davvero il territorio o se siamo solo influenzati dai social», ha commentato Geremetta. «Bisogna integrare la ricerca della resa estetica con la conoscenza della storia e della geologia: responsabilità è anche questo. Come recita un detto, poi, gli unici segni del nostro passaggio, oltre alle foto che scattiamo, dovrebbero essere le nostre impronte sul terreno».
Estetica ed etica, insomma, vanno a braccetto, come ha confermato anche la Guida Alpina Egon Resch, che ha accompagnato il gruppo nelle due giornate: «Certo, c’è chi “consuma” le montagne e cerca solo i luoghi resi celebri dalle condivisioni sui social, ma molti frequentatori della montagna oggi sono consapevoli del grande vantaggio di poter vivere un ambiente così. Io stesso considero la mia professione un regalo: dico spesso che queste sono le mie montagne; ma qui sono, come tutti, solo un ospite».
«La nevicata e la luce di settembre hanno regalato ai partecipanti scenari incantati, ma hanno anche confermato l’importanza di vivere la montagna in ogni stagione, favorendo così una frequentazione più sostenibile anche in condizioni che richiedono più motivazione, preparazione, pianificazione e rispetto della montagna stessa», conclude la direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Mara Nemela.