70 agricoltori e produttori coinvolti, 32 interviste, 7 incontri su tutto il territorio. Sono i numeri del progetto promosso dalla Fondazione Dolomiti UNESCO per mettere in rete i produttori e gli agricoltori che hanno già ottenuto riconoscimenti e certificazioni dai Parchi esistenti nel Sito Dolomiti UNESCO.
Ph. Azienda Agricola Saliet | Claut
A quale scopo?
Lo abbiamo chiesto all’arch. Irma Visalli, responsabile del progetto:
“Quella che stiamo costruendo è una piattaforma di confronto, che si sta rivelando estremamente interessante: produttori di province e regioni diverse stanno scoprendo ciò che hanno in comune, sia in termini di opportunità che di problematiche. Certo non può essere la Fondazione a risolvere questioni legate, ad esempio, al carico burocratico che investe soprattutto le piccole aziende, ma può fare da cassa di risonanza, da luogo di confronto. Il nostro primo obiettivo era quello di accrescere la consapevolezza di vivere e operare in un Patrimonio Mondiale e possiamo dire che è già stato raggiunto. Il secondo è proprio quello di creare relazioni, condividere buone pratiche, alimentare non la competizione ma la relazione tra produttori e agricoltori, valorizzando le specificità e non certo l’omologazione”.
Confronto, ma anche promozione
Oltre agli incontri e alle interviste, sono già iniziate anche le azioni concrete: i prodotti dell’intero territorio dolomitico sono stati protagonisti, nell’ambito dell’Adventure Outdoor Fest di San Candido, dell’evento dedicato alle Dolomiti UNESCO, con lo show cooking dello chef Markus Holzer.
Altra occasione preziosa di valorizzazione dei prodotti (e dei produttori) sono gli “Incontri d’Alt(r)a quota” organizzati dalla Fondazione Dolomiti UNESCO insieme ai gestori dei rifugi, in particolare quello svoltosi al Rifugio Dal Piaz e quello previsto per il 25 agosto al Rifugio Berti, entrambi con la partecipazione dello chef stellato Alessandro Gilmozzi (vedi news dedicata).
Dalla carne dell’azienda Bio beef di Funes (Bz), all’orzo, al farro e ai fagioli della Cooperativa Agricola La Fiorita di Cesiomaggiore (Bl), dalle erbe biologiche della Società Agricola Saliet di Claut (Pn), al formaggio di capra della Lechernhof di Braies (Bz), dal barancino dell’azienda Frescura di Bribano di Sedico (Bl), al miele biologico della Sloda di Val di Zoldo (Bl), dai formaggi bio di Lattebusche (Bl), Malga Pien de Vacia (Selva di Cadore, Bl) e Malga Campon (Monte Avena, Bl), all’idromele di Lu de Pincia (San Vigilio di Marebbe, Bz), fino ai formaggi dell’azienda agricola San Martino di Erto (Pn) e dell’azienda agricola Canop di Rivamonte Agordino (Bl). Il tutto accompagnato dai vini dell’azienda vitivinicola De Bacco di Seren del Grappa (Bl).
Sono solo alcuni esempi di aziende (in molti casi piccole e piccolissime) che si sono messe in gioco in occasione degli eventi citati.
Valorizzare prodotti e produttori
“Non mettiamo in rete i prodotti ma i produttori” sottolinea Irma Visalli, “ognuno con la propria storia, la propria esperienza, la propria vita. Tutti condividono un’opportunità e una responsabilità: quella di operare nel paesaggio dolomitico riconosciuto dall’UNESCO. I loro prodotti, peraltro, hanno già ottenuto le certificazioni delle rispettive aree protette, che da luoghi percepiti come oggetto di vincoli possono e devono diventare luoghi nei quali si può attivare un’economia legata alla qualità”.
Un’azione prevista dalla Strategia Complessiva di Gestione
È importante poi ricordare che il progetto attua uno degli obiettivi della Strategia Complessiva di Gestione del Bene Dolomiti UNESCO, ovvero la promozione di economie sostenibili attraverso la valorizzazione delle produzioni locali. Inoltre la rete dei produttori agisce anche su altri obiettivi della strategia complessiva, in particolare la promozione congiunta del Patrimonio mondiale e dei suoi valori, la sinergia di rete tra attori protagonisti della governance del Bene, la cultura dell’ospitalità e del turismo esperienziale e di comunità, la valorizzazione di buone pratiche volte alla biodiversità coltivata e alla conservazione attiva, lo sviluppo della consapevolezza da parte dei produttori del mondo agricolo di essere i primi “costruttori” e “conservatori attivi” del paesaggio dolomitico nonché, attraverso le attività agrosilvopastorali, fautori della difesa idrogeologica.