Sarà Vigo di Cadore ad ospitare la 24^ edizione del Premio Pelmo d’Oro. L’appuntamento, con l’attesa cerimonia, è per sabato 30 luglio 2022 alle ore 10,15 nella Arena di Laggio di Cadore.
La cerimonia del Premio si aprirà con il simbolico passaggio di consegne tra il Comune di Cesiomaggiore, che ne ospitò la precedente edizione, e il Comune di Vigo di Cadore, e proseguirà, quindi, con la consegna dei premi 2022.
I premiati Pelmo d’Oro 2022 sono: il cadorino Francesco Vascellari e il limanese Loris De Barba per l’alpinismo in attività, il cadorino Mauro Valmassoi per la carriera alpinistica, il bellunese Pietro Sommavilla per la cultura alpina.
Quest’anno il Premio Speciale Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO sarà assegnato a Anselmo Cagnati e il Premio Speciale della Provincia di Belluno andrà a Stefania Constantini e René De Silvestro, campioni ai recenti giochi olimpici e paraolimpici di Pechino.
Quest’anno non viene assegnato il Premio Speciale “Giuliano De Marchi”.
Oltre alla consueta scultura del Monte Pelmo, opera del maestro Gianni Pezzei, vi saranno due opere realizzate dallo scultore Roberto De Martin di Lozzo di Cadore.
La manifestazione, in collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO, gode del patrocinio della Regione del Veneto, dell’Unione Montana Centro Cadore, della Magnifica Regola di Vigo, Laggio con Piniè e Pelos di Cadore, della Pro Loco di Vigo di Cadore e del Capitolo di San Antonio Abate di Laggio di Cadore. Fondamentale per l’organizzazione e per il sostegno economico la “Casa Comune” composta da CAI-CNSAS-GUIDE ALPINE, il Consorzio BIM Piave, nonché la sponsorizzazione di Grafiche Antiga di Crocetta del Montello.
Collaborano alla giornata del Pelmo d’Oro numerose associazioni e volontari tra cui: Pro Loco di Vigo di Cadore, Parrocchia di San Martino di Vigo di Cadore, Coro Oltrepiave, Associazione culturale Progettomusica, Spiquy Team, Gruppo Aquilotti Pelos, Sezione CAI di Vigo di Cadore, Vigo Medievale – Praemium Sancti Martiri, Organi storici in Cadore, Riserva di Caccia di Vigo di Cadore
Di seguito le motivazioni e i profili dei vincitori della XXIV edizione del Premio Pelmo d’Oro.
Loris De Barba e Francesco Vascellari
Premio Pelmo d’Oro 2022 – per l’alpinismo in attività
La coppia De Barba e Vascellari rappresenta al giorno d’oggi in maniera significativa quel movimento di ricerca nello scialpinismo che da sempre ha interessato gli amanti della montagna Bellunese in veste invernale, dove l’individuazione dell’itinerario meno difficile da percorrere nelle solitudini proprie della stagione riporta mirabilmente a quello spirito pionieristico che questo Premio vuole valorizzare.
Profili
Francesco Vascellari – Pieve di Cadore (BL), 1983 – pratica da anni lo scialpinismo e l’arrampicata su roccia, prediligendo gli itinerari dolomitici meno battuti. Ha ripetuto centinaia di vie di roccia classiche con alcune aperture. Sulla neve, ha compiuto oltre 50 prime discese di sci ripido e sci estremo in Dolomiti, spaziando fra i vari gruppi dolomitici. E’ autore di oltre 20 volumi per il pubblico italiano e per quello tedesco di scialpinismo e arrampicata, scritti da solo e con altri autori tra i quali principalmente Loris De Barba, Francesco Tremolada, Matteo Bertolotti e Anselmo Cagnati. E’ membro del soccorso alpino bellunese.
Loris De Barba – Limana, 1953 – pratica da anni l’alpinismo e lo scialpinismo spesso sui percorsi più selvaggi delle montagne bellunesi e dolomitiche. Ha scalato oltre 60 dei 4000 delle Alpi ai quali ha dedicato una monografia sciistica assieme a Francesco Vascellari (“Scialpinismo e Sci Ripido i 4000 delle Alpi”, Vividolomiti, 2018), e negli ultimi anni ha effettuato numerose discese di sci ripido in Dolomiti, in particolare nel gruppo dell’Oltre Piave, al quale ha dedicato nel 2013 una monografia specifica (“Scialpinismo in un’isola di Silenzio”, vividolomiti, 2013).
Mauro Valmassoi
Premio Pelmo d’Oro 2022 – per la carriera alpinistica
Guida Alpina, appartenente al Gruppo Ragni di Pieve di Cadore, scalatore tra i più rappresentativi delle Dolomiti che abbina all’eleganza dei movimenti, l”occhio” a individuare la via più logica e perfetta. Con all’attivo 50 vie nuove nelle zone del Sorapiss, Antelao, Marmarole e Civetta, 10 prime invernali tra cui spiccano la via Olimpo sulla parete sud della Marmolada e la via Philipp Flamm in Civetta in giornata e numerose ripetizioni importanti, Valmassoi è un vero fuoriclasse dell’arrampicata.
Profilo
Nel Gruppo Rocciatori Ragni di Pieve di Cadore viene spontaneo abbinare alla storia recente delle salite invernali i nomi delle due Guide Alpine di Domegge: Mauro Valmassoi e Ferruccio Svaluto Moreolo. Mauro, quelle rare volte che accetta di parlare di sé, comincia sempre dalla sua attività invernale, quasi fosse una specializzazione professionale o una vocazione. Nella seconda metà degli anni ottanta Mauro ha firmato alcune imprese di notevole rilievo alpinistico tra quelle compiute sulle crode innevate e ghiacciate. Molte le ha realizzate proprio con Ferruccio Svaluto e molte altre con lo zoldano Renato Panciera.
Mauro Valmassoi è nato nel 1956 e risiede a Domegge. La sua passione per la montagna è radicata sulle Dolomiti che circondano il Cadore e il desiderio di salirle ha scandito tutte le sue scelte di vita. Iscritto al C.A.I. dal 1977 ha sviluppato la sua passione prima attraverso le escursioni e poi sulle ferrate. Soltanto più tardi ha sentito l’attrazione per le vie di roccia. Anche quelle più estreme. È diventato Guida Alpina nel 1999. Quindi in età adulta, dovendo conciliare questa scelta con gli impegni familiari e con l’attività di Agente di Commercio. Componente del Gruppo Rocciatori Ragni fin dagli anni ottanta, dopo gli esami di Guida Alpina, è entrato a far parte della Scuola di Alpinismo Tre Cime di Auronzo di Cadore.
La salita invernale che ha consentito a Mauro di compiere il grande salto di qualità è datata inverno 1986. Insieme a Ferruccio Svaluto e Renato Panciera ha ripetuto in giornata la Dorotei-Masucci sulla Rocchetta Alta di Bosconero. Altra prova maiuscola, firmata da Mauro e Ferruccio, è stata la Comici al Dito di Dio. Sul misto invernale Mauro Valmassoi ha inanellato salite strepitose in quanto a velocità e a difficoltà tecniche. Ha effettuato la prima invernale dello Spigolo Olivo sulle Marmarole nel 1987; la via Olimpo sulla Sud della Marmolada; la prima invernale in giornata della Philipp-Flamm in Civetta nel dicembre 1988; la Cozzolino alla Terza Sorella nel 1990. E cosa dire della grande salita alla via dei Polacchi alla parete nord-ovest del Pan di Zucchero e della prima assoluta al Cacciagrande inaugurando una via che Mauro ha firmato con Dall’Omo.
Nel corso delle stagioni invernali che si sono susseguite tra gli anni ottanta e i primi del duemila Mauro Valmassoi ha aperto 56 vie nuove spalmate tra il Civetta e le Marmarole, i Cadini di Misurina e gli Spalti di Toro, il Sorapiss e la Croda dei Toni, il Nuvolau e il Pomagagnon.
Poi ci sono le salite estive: un’infinità.
Le prime, firmate molto spesso insieme a Ferruccio Svaluto, a Maurizio Dall’Omo e a Renato Panciera, non si contano. Emergono per impegno e forza tecnica la Black Jack sulla Torre dei Sabbioni che arriva al nono grado. Di altissimo livello anche la Via del Bicentenario sul Torrione Dusso e la salita del Diedro Oresting sulla parete ovest di Croda Marcora. Sono gli anni (1987 – 1990) della tensione all’arrampicata estrema su placca che spingono Mauro a cercare pareti sempre più consone al superamento di difficoltà estreme. Nel 1989 sale la compatta parete sud del Torrione San Vito.
Ma l’impegno alpinistico di questa Guida Alpina ha registrato grandi cose anche sul massiccio del Monte Bianco, a cominciare dalle ripetizioni di alcune vie del grande Walter Bonatti. Proprio per sottolineare la completezza del professionista, non poteva mancare l’esperienza internazionale con la spedizione in Patagonia del 1993, nel corso della quale ha aperto anche una via nuova sul Cerro Cattedral, nel Parco del Paine.
Pietro Sommavilla
Premio Pelmo d’Oro 2022 – per la cultura alpina
All’Uomo del Pelmo per eccellenza, il premio Pelmo d’Oro alla cultura alpina. Ottimo conoscitore dei monti di Belluno e di Zoldo, e del Pelmo in particolare, di cui gli sono noti con precisione quasi millimetrica i luoghi più reconditi. Divulgatore dello spirito di tali cime, prima ancora che della loro conoscenza, attraverso un’opera stimolante e precisa anche sotto il profilo culturale, scientifico e antropico. Alpinista tutto d’un pezzo, monolitico come lo splendido massiccio dolomitico.
Profilo
Ingegnere edile strutturista laureatosi a Roma nel 1966. Progettista di infrastrutture edili stradali (ponti, viadotti, gallerie), difese idrogeologiche (stabilità dei pendii, briglie), impianti sportivi (stadio di Verona), stabilimenti di prefabbricazione edilizia, grandi impianti commerciali (Agricenter di Verona, Centrale del Latte a Roma) e, perfino, dell’acquedotto di Santo Domingo.
Alpinista di tutto rispetto in Dolomiti, Alpi Carniche, Alpi Giulie, talvolta nelle Alpi Occidentali (Monte Bianco, Monte Rosa) e all’estero (Monte Kenya); interessato alla ripetizione di itinerari classici anche di notevole difficoltà, alla ricerca di nuovi itinerari di arrampicata di tipo tradizionale secondo le linee naturali del monte, allo studio e divulgazione della storia del territorio (geomorfologica, tettonica, antropica).
Collaboratore assiduo di alcune riviste specializzate di alpinismo, fra cui Le Alpi Venete e Le Dolomiti Bellunesi.
E’ autore / coautore, oltre che di molti articoli, di fondamentali guide di alpinismo, arrampicata ed escursionismo, spesso in collaborazione con altri alpinisti di punta, fra i quali vi sono Giovanni Angelini, Camillo Berti, Franco Miotto, Luca Celi, Paolo Bonetti, Giuseppe Nart, Giovanni Stalliviere, Roberta Obersnel, Lucio Nardini.
Come affermava Camillo Berti, Pietro Sommavilla ha avuto il merito, assieme a Giovanni Angelini con il quale ha collaborato attivamente in prima persona, di completare per i monti di Zoldo l’opera divulgatrice dell’alpinismo senza guide promossa per le Dolomiti Orientali agli albori del Novecento dal padre degli alpinisti veneti, Antonio Berti; ciò però ha fatto in maniera del tutto singolare, ovvero ricostruendo con minuziosa pazienza e profonda conoscenza del tessuto locale nomi e figure di valligiani, pastori e cacciatori che, per primi, percorsero viaz, cenge e itinerari alla vetta.
In tal modo costoro non sono stati travolti dall’oblio del tempo ma hanno ottenuto il giusto collocamento nell’alpinismo dei primordi: sicché la storia dell’alpinismo dolomitico, oggi, accanto e molto spesso prima dei nomi dei famosi esploratori giunti dai grandi centri urbani europei porta quelli, altrimenti ignoti eppure parimenti fondamentali, delle popolazioni locali.
In quest’opera, concretizzatasi in pietra miliare con la guida Pelmo e Dolomiti di Zoldo appartenente alla collana CAI-TCI Guida dei Monti d’Italia, Pietro Sommavilla ha lavorato conformemente a quanto compiuto da Giovanni Angelini, Piero Rossi, Camillo Berti, Armando Scandellari, tracciando il solco oggi anche scientificamente promosso, fra l’altro, dalla Fondazione Angelini.
Fra le opere principali: il già citato Pelmo e Dolomiti di Zoldo (collana Guida dei Monti d’Italia del CAI-TCI), Dolomiti della Val di Zoldo e del Canal del Piave (collana Rifugi e Sentieri Alpini delle Alpi Venete), Monti del Sole e Piz de Mezodì, Agneléze-Erèra-Pizzocco, Dolomiti Clautane, Monti di Longarone, Alpinismo nel Van de le Sasse.
Attivo nel Club Alpino Italiano, dove è stato membro del consiglio direttivo della Sezione di Belluno; compartecipe delle attività di memoria storica della Resistenza nel bellunese prestando la propria opera sia nell’Istituto Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea che nell’ANPI; impegnato in campo ambientalista, in particolare nel contrasto allo sfruttamento speculativo idroelettrico delle residue acque dei torrenti.
Stefania Constantini
Pelmo d’Oro 2021 – Premio Speciale della Provincia
Da una folgorazione in giovanissima età, l’amore e la passione per uno sport, il curling, radicato nella terra in cui è cresciuta l’hanno portata in vetta “nell’Olimpo” degli sport invernali. Con i suoi successi ha portato nel mondo non solo l’Italia ma soprattutto la terra bellunese e le sue montagne.
Profilo
Ampezzana, Stefania Constantini è cresciuta amando, del curling, la sua capacità di essere insieme tattica e precisione e condividendo, con le sue compagne prima e con il suo compagno di doppio misto ora, i successi che ne sono derivati. Ma la sua è una passione radicata nella terra in cui è cresciuta.
Negli anni ’50, infatti, a Cortina d’Ampezzo nascevano i primi Curling Club d’Italia: il CC Cristallo e il CC Miramonti. A Cortina il curling non è unicamente uno sport, ma una realtà che crea comunità, uno stile di vita improntato al fair play e al gioco di squadra che è alla base stessa di questa attività.
La passione per il curling Stefania la scopre a 8 anni, quando, dopo un trasloco in un nuovo quartiere di Cortina conosce una ragazza appena più grande di lei che già praticava questo sport. Seguendo l’amichetta, si ritrovo a lanciare la sua prima stone, e da lì non ha mai più smesso.
Dopo avere militato dal 2009 al 2011 nel Curling Club Olimpia, entra a far parte del Curling Club Dolomiti. La prima apparizione internazionale risale al 2016, quando ha rappresentato l’Italia nei Giochi olimpici giovanili a Lillehammer. Nel 2017 ha partecipato agli Europei a San Gallo ottenendo la medaglia di bronzo nella gara a squadre. Ha preso parte ai campionati europei anche nel 2018, nel 2019 e nel 2021. Ha disputato i campionati mondiali nel 2018 e nel 2021. Nel 2019 ha anche partecipato alle Universiadi invernali. Nel 2021 transita al Gruppo Sportivo Fiamme Oro. A Pechino, nel 2022, ai XXIV Giochi olimpici invernali, ha preso parte per la prima volta alle olimpiadi, ottenendo la prima medaglia olimpica, peraltro d’oro, della storia dell’Italia nel Curling, in coppia con Amos Mosaner, nel doppio misto dopo avere vinto tutti gli incontri.
René De Silvestro
Pelmo d’Oro 2021 – Premio Speciale della Provincia
Con tenacia, determinazione e tanta passione ha saputo reagire alle avversità della vita raggiungendo la vetta “dell’Olimpio” degli sport invernali in un disciplina tipica delle nostre montagne: lo sci alpino. Con i suoi successi ha portato nel mondo non solo l’Italia ma soprattutto la terra bellunese e le sue montagne.
Profilo
Nato a San Candido, in Provincia di Bolzano, nel 1996, Renè De Silvestro ora vive a San Vito di Cadore con la moglie. Inizia a sciare fin da bambino nello Sci Club Dolomiti Cadore A.S.D, passando poi nel Drusciè e per finire nello Sci Club Nottoli.
Il 22 dicembre 2013, durante la fase di riscaldamento prima di una gara di sci alpino, ad Alleghe, cade impattando contro un albero al di fuori della pista da sci. A causa di questa caduta, riporta delle fratture a due vertebre e una conseguente lesione midollare incompleta, che comporta una parziale paralisi degli arti inferiori.
Dopo quasi un anno di fisioterapia riprende le competizioni sportive, cimentandosi nelle Distensioni alla Panca e nel Getto del Peso Paralimpico, nonostante il suo obiettivo sia tornare a sciare.
Nel 2015 riceve in regalo dallo Sci Club Drusciè un mono sci e gli stabilizzatori, attrezzi necessari a permettergli di tornare sulla neve.
Nella stagione 2015/16 esordisce nel circuito delle gare di sci paralimpiche e, l’anno successivo, nella Coppa del Mondo.
Nel 2017 partecipa ai Campionati Mondiali di Sci Alpino Paralimpico di Tarvisio, dove però non conclude le due gare per cui è convocato. Nella stagione 2018, dopo avere raggiunto il primo podio in carriera nel massimo circuito, 3° in Slalom Gigante a Kuhtai, partecipa ai II Giochi paralimpici invernali di Pyeongchang dove si piazza in 7ª e 8ª posizione nelle gare di Slalom e Gigante.
L’anno seguente sfiora la medaglia ai Campionati Mondiali di Kranjska Gora/Sella Nevea in Slalom Gigante, concludendo comunque un’ottima gara in 4ª posizione. Le stagioni 2019/20 e 2020/21 sono ricche di soddisfazioni e risultati prestigiosi, conditi da due vittorie in Coppa del Mondo, in Slalom Gigante a Veysonnaz nel gennaio 2020 e in Super Gigante a Saalbach nel febbraio 2021.
Nel 2022 partecipa ai Giochi paralimpici di Pechino, conquistando un argento (slalom gigante) ed un bronzo (slalom speciale). Grazie a questi risultati viene scelto dal Comitato Italiano Paralimpico come portabandiera alla cerimonia di chiusura dei Giochi.
Anselmo Cagnati
Pelmo d’Oro 2022 – Premio Speciale Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO
Alpinista e sci-alpinista di vaglia, pur rifuggendo dalla pubblicità delle imprese sportive, spesso compiute in ambito dolomitico. Ha lavorato per decenni al Centro Valanghe di Arabba ed è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Non ha fatto mancare la sua competenza ed esperienza in attività sociali e culturali con spirito di servizio contribuendo con l’esempio a sostenere i valori del Patrimonio Mondiale delle Dolomiti, insiti nella missione dell’UNESCO.
Profilo
Anselmo Cagnati, uno dei massimi esperti della criosfera, non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo, è nato e vive a Falcade. Alpinista e sci alpinista con oltre 500 salite in Dolomiti, una ventina di vie nuove e numerose prime discese sciistiche, spesso estreme ed esplorative. Laureato in Scienze Forestali, dal 1981 ha lavorato al Centro Valanghe di Arabba, fino al pensionamento, occupandosi non solo di previsione valanghe e cambiamenti climatici in area alpina, ma anche di tutti quegli aspetti legati all’attività alpinistica e scialpinistica in ambiente innevato.
Dallo studio degli incidenti e dell’autosoccorso in valanga, agli aspetti psicologici della percezione del rischio e della possibilità di ridurlo, all’impatto della deglaciazione sull’attività alpinistica sono scaturiti libri, manuali e numerosissime pubblicazioni nazionali e internazionali, nonché collaborazioni pluridecennali con Protezione civile, amministrazioni locali, associazioni, Scuole di Alpinismo del CAI.
Ha collaborato al grande carotaggio che, tra il 1998 e il 2004, è servito a comprendere l’evoluzione del clima negli ultimi 800 mila anni e partecipato a spedizioni scientifiche in zone polari e sub-polari, e alpinistiche in Sudamerica e in Himalaya , nonché a spedizioni con i cani da slitta nell’Artico canadese e alle Isole Svalbard.
“Spedizioni finalizzate a evidenziare ciò che oggi è una moda, ma che all’epoca non lo era. E cioè che vi sono in corso dei mutamenti climatici che passeranno alla storia per importanza epocale. Parliamo di zone che sono dei veri e propri archivi climatici, fondamentali per comprendere il passato e il futuro dell’ambiente”.
Ora, in pensione, può finalmente dedicarsi a tempo pieno a quella che da dieci anni ormai è diventata la sua passione: il musher, cioè il conduttore di cani da slitta, mettendo alla prova sé stesso e i suoi amati Husky in importanti gare di sleddog nel mondo. Di questo mondo misterioso per i più, con l’amico e compagno di avventure Luca Fontana e la videomaker Elena Bocchetti, ha dato uno spaccato in “Tjikko” un documentario, presentato in anteprima locale al Cai di Agordo e poi a vari film festival, come quello di Milano e di Stoccolma.
Per maggiori informazioni Provincia di Belluno.