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News | Studiare le Dolomiti per capire Marte

studenti-bletterbach Ricerca e Formazione
26 Ottobre 2022

Nella prima settimana di ottobre il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo, sede territoriale del MUSE di Trento, ha ospitato la Scuola di cartografia geologica planetaria e analoghi planetari: ventitré tra studenti e dottorandi delle Università di Porto, Coimbra, Nantes, Padova e Chieti-Pescara, con il coordinamento del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, hanno potuto visitare la gola del Bletterbach ed effettuare campagne tra Col Margherita, Passo San Pellegrino e Passo Rolle, al fine di comprendere le analogie tra la geologia delle Dolomiti e quella marziana.

Analogie rivelatrici

La School on Planetary Geological Mapping and Planetary Analogues si è svolta nella sua prima parte all’Università di Chieti-Pescara e si è quindi trasferita a Predazzo: «Le attività teorico-pratiche che si sono svolte tra il Museo e gli ambienti circostanti», spiega Riccardo Tomasoni, geologo del MUSE e responsabile del Museo Geologico delle Dolomiti, «hanno consentito di osservare dal vivo fenomeni geologici analoghi a quelli visibili nelle immagini che i rover ci inviano da Marte: analogie che riguardano aspetti geologici, geomorfologici e geofisici.  Nella gola del Bletterbach, ad esempio, negli strati rossicci dell’Arenaria della Val Gardena che si sono depositati nelle vaste piane fluviali del Permiano Superiore (circa 260 milioni di anni fa), si osservano caratteristici livelli di gesso simili ad alcune strutture che si notano nelle immagini provenienti da Marte».

«Le sequenze permiane delle piane alluvionali possono infatti essere paragonate a quelle formatesi nei crateri visitati da Curiosity e Perseverance», commenta Matteo Massironi, professore associato di Geoscienze all’Università di Padova, «si tratta di piane alluvionali e sedimenti lacustri geologicamente molto più antichi di quelli terrestri, in quanto risalenti a circa 4 miliardi di anni fa. Su Marte esistono molti altri ambienti geologici paragonabili a quelli dolomitici: le attività che abbiamo condotto sul passo San Pellegrino e sul passo Rolle hanno consentito ad esempio di osservare fenomeni periglaciali come i debris flow, le colate detritiche di cui troviamo testimonianza anche in ambiente marziano; qui vengono attribuite a frane che sembrano morfologicamente recenti e la cui origine è al centro di una diatriba sul fatto che si tratti di flussi granulari, secchi, accompagnati da CO2 o che possano includere anche acqua; ulteriori analogie riguardano poi altri fenomeni, come le morene e i rockglaciers».

L’attività sul campo è stata completata da quella condotta negli ambienti del Museo Geologico delle Dolomiti: i dati e le immagini raccolti dai partecipanti sono stati oggetto di laboratori di fotogrammetria finalizzati a creare modelli in 3D da inserire nell’ambiente virtuale sia della gola del Bletterbach che dell’ambiente marziano; un’esperienza che ha consentito agli studenti di sperimentare direttamente le tecniche che dovranno utilizzare per analizzare le immagini provenienti da Marte.

Training dolomitico per prepararsi alla luna

«Le Dolomiti, Patrimonio Mondiale UNESCO, sono fondamentali per tutte le discipline delle Scienze della Terra e si confermano uno straordinario laboratorio sia per i temi di maggior attualità terrestre, come quello della crisi climatica, sia in ambiti di ricerca ancora più ampi, come quello della geologia planetaria», conclude Riccardo Tomasoni.

Non solo un libro di geologia a cielo aperto, insomma, ma anche un paradigma per comprendere l’evoluzione geologica planetaria, «in particolare di Marte, ma anche di altri pianeti», aggiunge il prof. Massironi. È anche per questo che le Dolomiti, e in particolare la gola del Bletterbach (sistema 8 delle Dolomiti Patrimonio Mondiale), sono tra le tappe di Pangea, il programma di formazione geologica dedicato agli astronauti dell’ESA (e nelle ultime due edizioni anche della NASA) di cui il prof. Massironi è coordinatore e responsabile scientifico. Un percorso finalizzato ad apprendere le tecniche di field Geology utili per quando gli astronauti torneranno (a breve) sulla Luna o per quando, un domani, approderanno su Marte: il training prevede infatti varie attività tra il Bletterbach, il cratere di Nördlingen (nella Baviera occidentale), le sequenze vulcaniche di Lanzarote e le isole Lofoten, in Norvegia, che presentano ambienti geologici simili a quelli delle Highlands lunari.

Ph. Riccardo Tomasoni | MUSE – Museo delle Scienze di Trento 

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