Due riconoscimenti UNESCO si incontrano simbolicamente sulla diga del Vajont, al cospetto dei 270 milioni di metri cubi di roccia che alle 22.39 del 9 ottobre 1963 si staccarono dalle pendici del Monte Toc, sollevando l’onda che si portò via 1910 vittime. Da un lato il riconoscimento delle Dolomiti, che lambisce la valle del Vajont e ne conferma la centralità per comprendere la responsabilità dell’uomo nella tutela dell’ambiente. Dall’altro l’iscrizione nel Registro Internazionale del Programma UNESCO «Memory of the World», dell’Archivio del Processo Vajont, dal 2010 custodito nell’Archivio di Stato di Belluno dopo il trasferimento dalla sede processuale dell’Aquila in seguito al terremoto del 2009. Un riconoscimento arrivato il 18 maggio scorso, a pochi mesi dal sessantesimo anniversario del disastro.
Che cos’è il Registro «Memory of the World»
In varie parti del mondo la conservazione e l’accesso al patrimonio documentario sono fortemente minacciati. Per questo, nel 1992, è stato creato il Programma «Memory of the World». Mancanza di fondi, guerre e conflitti sociali, saccheggi, dispersione, commercio illegale, distruzioni, luoghi di conservazione inadeguati, come rileva il sito della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, «sono stati decisivi in tale processo di deterioramento del patrimonio documentario».
Riconosciuto il dolore delle comunità
«È un risultato straordinario per la memoria e per le comunità del Vajont», commenta Roberto Padrin, Sindaco di Longarone, Presidente della Provincia di Belluno e della Fondazione Vajont. «La candidatura era già stata avanzata nel 2016, ma abbiamo insistito, convinti che questo materiale meritasse un riconoscimento. Il percorso era partito da molto lontano: già nel 2010, quando l’archivio arrivò dall’Aquila, era iniziato il processo di digitalizzazione che aveva l’intento di lasciare una testimonianza perenne, a disposizione di tutti. Oggi questo risultato è un grande regalo alle comunità del Vajont, che da sempre chiedono un riconoscimento del loro dolore».
Bellezza e fragilità
«Le Dolomiti sono l’unico Patrimonio Mondiale riconosciuto sia per la straordinaria bellezza paesaggistica che per l’evoluzione geologica e geomorfologica. Dall’altro lato sono anche il luogo in cui è avvenuto il più grave disastro naturale causato dall’uomo. Sono due facce della stessa medaglia: un territorio bellissimo e fragile di cui abbiamo la responsabilità al cospetto dell’umanità», conclude Irma Visalli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Vajont e promotrice di un percorso di riconoscimento a cui hanno collaborato l’Associazione Tina Merlin, la Vajont, il Comune di Longarone, l’Archivio di Stato di Belluno e l’Archivio di Stato dell’Aquila.