Alla scoperta del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Le Aree Protette nel Patrimonio Dolomiti UNESCO – seconda tappa

Alla scoperta del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

“Abbiamo aderito al Collegio dei Sostenitori fin da subito perché crediamo nel ruolo della Fondazione come soggetto che può mettere a sistema le molteplici esperienze e portare specificità rispetto ai temi dei parchi. […] Conservazione, comunicazione e valorizzazione fanno parte della missione istituzionale di tutti i parchi, ma avere un soggetto che sviluppi questi temi a livello sistemico è estremamente importante”

Vittorio Ducoli, Direttore del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Breve presentazione del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Creato nel 1967 con l’obiettivo di tutelare una superficie di circa 15.000 ettari, il Parco Paneveggio Pale di San Martino è stato interessato da successivi ampliamenti che hanno portando i confini del Parco ad estendersi fino agli attuali 19.710 ettari. Il Parco si trova nella parte orientale del Trentino, tra i torrenti Cismon, Vanoi e Travignolo, e comprende le cime del gruppo UNESCO delle Pale di San Martino oltre alla splendida Foresta di Paneveggio – un’area di 2.700 ettari, regno di cervi e abeti rossi, col cui legno lo stesso Stradivari costruiva i suoi celebri violini.

Approfondisci la conoscenza del Sistema 3 – Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine

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Intervista a Vittorio Ducoli, Direttore del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Come è cambiato il Parco dopo il riconoscimento UNESCO del 2009?

Direi essenzialmente in due cose.

Da un lato nell’avere l’opportunità di lavorare in rete con le altre realtà delle Dolomiti UNESCO. I vari tentativi di costruire reti di aree protette alpine, anche a livello regionale c’erano pure stati, ma se non c’è un momento di coagulo di queste esperienze, un’occasione istituzionale per trovarsi, queste cose non funzionano. L’aver costruito insieme un pezzo della strategia, e l’aver definito le linee guide della rete funzionale del Paesaggio e delle Aree Protette è stato un momento fondamentale di scambio, sia di esperienze, sia per capire come le altre aree protette si sono approcciate alla novità della Fondazione. In oltre è stata un’occasione per mettere a sistema anche elementi più generali riguardanti progetti già conclusi e che stiamo facendo, uno su tutti, nell’ambito degli hotspot, dove stiamo trovando un sistema comune di definizione degli elementi informativi sul territorio.

Il secondo elemento, più banale, che riguarda il Parco preso singolarmente, è quello della visibilità. E di conseguenza a questo, essere parte del contesto delle Dolomiti UNESCO all’interno del Sistema 3, comporta senz’altro grande responsabilità, a cui abbiamo dato particolare risalto nel nostro Piano del Parco, che tra l’altro abbiamo avuto la fortuna di costruire contemporaneamente alla nascita della Fondazione. Al Centro visite di Villa Wesperg abbiamo dedicato un corner informativo alle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, perché riteniamo sia un elemento di responsabilizzazione e al contempo di visibilità estremamente importante. Credo sia questo il giusto approccio per il futuro: far valere gli elementi di sistema tra le singole aree protette declinandole però attentamente alle realtà locali e alle capacità di applicazione che ciascuno ha.

Perché è importante far parte della Fondazione ed essere suoi Sostenitori e membri attivi?

Abbiamo aderito al Collegio dei Sostenitori fin da subito perché crediamo nel ruolo della Fondazione come soggetto che può mettere a sistema le molteplici esperienze e portare specificità rispetto ai temi dei parchi. La Fondazione svolge un importante un ruolo di ‘cerniera’ negli ambiti di primo interesse per noi, ovvero appunto tra conservazione, comunicazione e valorizzazione. Fanno parte della missione istituzionale di tutti i parchi, ma avere un soggetto che sviluppi questi temi a livello sistemico è estremamente importante.

In più in questi anni aderiamo in maniera ancora più convinta, perché dalla Fondazione sono arrivati input importanti dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione. Ottenuti i finanziamenti, siamo stati infatti tra i primi a realizzare un balcone delle Dolomiti, proprio perché crediamo nell’idea di uniformare e di rendere intellegibile questo sistema seriale attraverso un’immagine coordinata degli strumenti informativi sul territorio.

Inoltre, grazie alla Fondazione abbiamo potuto sperimentare nuove forme di comunicazione. La più appariscente è quella di Google Street View, che permette di percorrere virtualmente i sentieri di montagna, cosa che ci ha senz’altro permesso di dare visibilità alle case ed ai rifugi del Parco. E’ un’opportunità che seguiamo con grande interesse quando si ripresenta. Una vetrina estremamente importante che fa conoscere il territorio con modalità di fruizione che se sviluppate in proprio avrebbero dei costi proibitivi per l’ente, con sforzi organizzativi difficilmente affrontabili.

Nello scenario del Sito Dolomiti UNESCO, qual è il valore aggiunto del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino?

Credo che Il nostro Parco possa portare un’esperienza consolidata in diversi ambiti chiave per la Fondazione Dolomiti UNESCO – cosa che stiamo facendo in questi anni – a partire da pianificazione, educazione ambientale, nella stessa ricerca, e in piccole esperienze sulla mobilità sostenibile interna al Parco. Sono ambiti in cui il Parco può dare un valore aggiunto con queste esperienze consolidate ed apprezzate.

C’è poi un tema generale che riguarda tutti i Parchi, centrale anche questo: come fare conservazione. L’esperienza di pianificazione del nostro Parco ha dato e può dare molto, siamo partiti dai temi degli habitat e della conservazione paesaggistica e sentiamo di esserci mossi anche in termini di metodologie, in un ambito che sappiamo interessa molto alla Fondazione.

VIttorio Ducoli Direttore del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

Photo credit: Parco Paneveggio Pale di San Martino (‘Altopiano delle Pale’ e ‘Val Venegia’)